« Il sacrificio dei nostri fratelli non sarà speso invano. La nostra lotta quotidiana è una necessaria tutela privata del diritto. Non siamo una fazione dello Stato, perché sentiamo invece di essere noi lo Stato e la Nazione. »
(Dino Grandi il 21 luglio in seguito ai fatti di Sarzana)

sabato 6 giugno 2020


All'alba del 21 luglio 1921 nella città di Sarzana, all'epoca in Provincia di Genova e attualmente in provincia della Spezia, giunse una colonna di circa 300 squadristi comandati da Amerigo Dumini, con l'obbiettivo di assaltare la Fortezza Firmafede ove erano incarcerati alcuni fascisti, fra cui il fondatore dello squadrismo carrarese Renato Ricci. I carabinieri e i militari di stanza nella città fronteggiarono i fascisti. Nel corso delle trattative un colpo di fucile diede vita ad una sparatoria che causò cinque morti tra i fascisti e una tra i militari del presidio. Una parte dei fascisti si disperse nelle campagne dove alcuni, dopo essere stati catturati, furono trucidati dagli Arditi del Popolo. Il bilancio finale degli scontri fu di 14 morti e 30 feriti tra i fascisti, oltre a un militare di fanteria del presidio cittadino. Nell'autunno 1920 a La Spezia e provincia, in vista delle elezioni amministrative, tutti i partiti antisocialisti, con l'eccezione del Partito Popolare si coalizzarono nei Blocchi Nazionali assumendo il nome di Comitato di concentrazione democratica. In essi confluirono anche i fasci di combattimento. I Blocchi prevalsero sugli avversari socialisti in quasi tutti i comuni della provincia interessati al voto tra cui il capoluogo La Spezia e i socialisti prevalsero solamente a Sarzana, Santo Stefano di Magra e Ortonovo. A Sarzana, il 17 novembre, il sindaco neo-eletto Pietro Arnaldo Terzi durante i festeggiamenti fece esporre dal balcone del Comune la bandiera rossa al posto del tricolore. Il movimento fascista locale cominciò ad espandersi principalmente agli inizi del 1921. Una nota della Prefettura di Genova ne attesta la presenza principalmente a La Spezia con 700 iscritti e a Sarzana. Gli scontri tra fascisti e socialisti a livello nazionale, allarmarono anche la neocostituita giunta di Sarzana dove il consigliere socialista Zappa dichiarò durante la seduta: se il fascismo intendesse colpire Sarzana, occhio per occhio, dente per dente, alla violenza altrui sapremo opporre oggi, domani e sempre la nostra.  I primi scontri avvennero a La Spezia il 23 febbraio quando i partecipanti a una manifestazione nazionalista furono percossi dai socialisti e il 26 febbraio quando i fascisti intervenuti per impedire un comizio del deputato Francesco Misiano. Il giorno seguente in Sarzana, a seguito di un diverbio che vide contrapposti fascisti a socialisti, dalla Camera del lavoro fu aperto il fuoco contro le guardie regie intervenute per sedare la rissa ferendone due. Imposta la cessazione dall'intervento dei Carabinieri si procedette alla perquisizione della Camera confederale e all'arresto dei presunti responsabili.. A seguito di questo scontro fu proclamato lo sciopero generale in città. Il 13 maggio, si costituì ufficialmente a Carrara il Fascio di combattimento retto da alcuni reduci fiumani tra cui Renato Ricci. In vista delle elezioni politiche italiane del 1921 del 15 maggio si riproposero gli stessi schieramenti delle precedenti elezioni amministrative. I Blocchi Nazionali vinsero nuovamente a La Spezia mentre a Sarzana trionfarono di nuovo i socialisti. A Sarzana, l'amministrazione socialista proclamò il Soviet e decretò "cattivo" il pane in vendita in città contestandone il rincaro. Ma il 29 maggio la questione sfuggì di mano ai dirigenti del PSI e, da parte della folla in tumulto, avvennero sottrazioni di generi alimentari nei negozi, ma anche furti di scarpe e vestiario in abitazioni private. Tra il 29 maggio ed il 5 giugno 1920 la città della Spezia fu occupata a due riprese dagli anarchici. Il 4 giugno numerosi anarchici assaltarono la polveriera di Vallegrande riuscendo a sopraffare i marinai di guardia. Il saccheggio fu impedito dall'opposizione del carabiniere Leone Carmana che fatta richiudere la porta alle proprie spalle la difese dagli assalitori fino al sopraggiungere delle guardie regie. Il 5 giugno le guardie regie riuscirono a riprendere il controllo della situazione.
Il 12 giugno 1921, in occasione dell'inaugurazione di un fascio di combattimento a Pontremoli, organizzata dal capo squadrista fiorentino Dino Perrone Compagni, una squadra fascista di passaggio, comandata da Renato Ricci, sostò a Sarzana. Le guardie regie, al comando del Vice commissario di polizia Gioia, temendo il contatto con i militanti socialisti intervennero piantonando gli squadristi. Ma dei colpi di rivoltella esplosi in una via adiacente fecero accorrere i fascisti rimasti sulle vetture. Questi ultimi iniziarono a rivolgere minacce verso le persone apparse alle finestre così per evitare che la situazione degenerasse il tenente dei carabinieri Nicodemi, sopraggiunto nel frattempo, decise di accompagnare i fascisti in caserma e di procedere al sequestro dei mezzi con i quali erano giunti. I fascisti rimasti sui camion si opposero mostrando anche le armi ma accettando di recarsi in caserma. Nel frattempo un fascista che si era attardato fu colpito al capo con due bastonate. Ciò scatenò la reazione dei fascisti che guidati da Ricci, ruppero il cordone di polizia e sciamarono in città. Individuato un uomo armato di fucile ne tentarono l'inseguimento e, temendo agguati, sparando nelle vie laterali. Un colpo di pistola ferì mortalmente l'operaio Luigi Gastardelli, che estraneo ai fatti, stava rincasando. Solo minacciando il ricorso alle armi le forze dell'ordine riuscirono a riprendere il controllo della situazione e a far ripartire i fascisti. Nel frattempo a Roma 27 giugno 1921 si costituirono gli Arditi del popolo che a La Spezia in breve tempo arrivarono a contare circa 200 militanti. Quasi tutti appartenenti alla classe operaia. Una sezione fu costituita anche a Sarzana. Il 5 luglio gli iscritti al fascio di Sarzana sentendosi minacciati dai socialisti e dai comunisti scrissero una lettera al fascio di La Spezia chiedendo sostegno. Il 15 luglio, a Tendola di Lunigiana, frazione di Fosdinovo fu ucciso a colpi di rivoltella il nazionalista Pietro Procuranti. Due giorni dopo, il 17 luglio si tennero i funerali. Una squadra fascista, proveniente da Carrara e guidata da Renato Ricci, dopo il funerale, si diresse a Monzone, paese natale di Procuranti e dove avrebbe dovuto tenersi un comizio del comunista Del Ranco. A Monzone i fascisti assaltarono la cooperativa cittadina e negli scontri che seguirono furono uccisi i comunisti Dino Rossi e Primo Garfagnini. Lungo la strada di ritorno uno dei camion guidati dai fascisti, giunto presso Santo Stefano di Magra si dovette fermare a causa di un guasto a motore, nel corso della sosta i fascisti furono oggetto di colpi di fucile che ne ferirono diversi. A questo punto l'abitato fu assaltato e nel corso dell'azione ci furono diversi feriti e due vittime (Luigi Del Vecchio e Edoardo Vannini). Ripartiti, in località "tiro a segno", fu ancora ferito mortalmente Silvio Spadaccini che estraneo ai fatti stava rientrando dalla pesca.). Sulla strada del ritorno gli squadristi, furono bloccati dai carabinieri agli ordini del tenente Vinci Nicodemi al confine con Sarzana dove, nella speranza di evitare scontri, per impedire che transitassero in città furono fatti proseguire a piedi nella campagna mentre i mezzi furono scortati dai carabinieri all'uscita della città. Mentre si trovavano in campagna si scatenò un conflitto a fuoco con un gruppo di Arditi del Popolo nella zona a sud della città, il fascista Venanzio Dell'Amico fu trovato isolato e dopo essere stato circondato fu ucciso. Giunta ai carabinieri la notizia degli episodi di violenza, Vinci Nicodemi procedette all'arresto delle persone coinvolte. Furono pertanto arrestati undici fascisti, compreso Renato Ricci mentre non si poté procedere all'arresto degli arditi del popolo, autori dell'omicidio di Dell'Amico, poiché non fu possibile identificarli. I fascisti di Carrara richiesero ai carabinieri di Sarzana il rilascio degli arrestati minacciando rappresaglie.

CARCERE DI SARZANA
La vicenda del 17 luglio aveva però provocato la preoccupazione delle autorità locali e dei cittadini, tanto da unire anarchici, socialisti, comunisti e repubblicani nel formazione di un Comitato di salute pubblica, presieduto dal sindaco socialista Arnaldo Terzi, rappresentante di una famiglia della media borghesia commerciale. Il 18 luglio fu proclamato lo sciopero generale, mobilitando anche gli operai e i ferrovieri della Spezia. Fu creata una fitta rete di staffette e di sorveglianza del territorio, incentrata sugli Arditi del popolo che, nonostante fossero osteggiati a livello nazionale dai partiti di sinistra e considerati politicamente immaturi, controllarono, almeno in un primo tempo, il territorio del circondario con il sostegno della popolazione e delle forze politiche. Il 19 luglio sera una spedizione di fascisti spezzini, composta da 19 squadristi, al comando di Guido Bosero, cercò di avvicinarsi a Sarzana con l'idea di aggregarsi al grosso della colonna che sarebbe poi partita il giorno dopo. Giunti in località Camisano nel comune di Ameglia, secondo la testimonianza di Aldo Giacchetti che era aggregato alla spedizione, la squadra decise di mandare indietro i due più giovani recando seco tre lettere in cui si richiedevano rinforzi a La Spezia. Il 20 luglio si diressero verso il centro ligure delle colonne di fascisti armati, precedute da un gruppo di una trentina di fascisti che, durante la marcia, uccisero un contadino che stava lavorando la terra presso Ameglia. A tale omicidio reagì la popolazione locale, al punto che i fascisti furono costretti a inviare due giovani squadristi spezzini, uno diciassettenne e l'altro diciannovenne, Amedeo Maiani e Augusto Bisagno, a cercare rinforzi. Tuttavia essi vennero inseguiti e catturati presso Romito Magra (frazione di Arcola), percossi violentemente, mutilati e quindi gettati in un burrone, dove i loro cadaveri furono rinvenuti solo dopo una settimana. Il 20 luglio il capitano dei carabinieri Guido Jurgens assunse il comando di Sarzana e nello stesso giorno gli squadristi toscani conversero su Sarzana guidati da Amerigo Dumini con l'intento di far liberare i propri camerati. Avvertiti dell'arrivo delle squadre d'azione, le autorità militari, già in mattinata avevano dislocato in città e nella vicina campagna 50 carabinieri, 150 guardie regie e 200 fanti dell'esercito. La colonna di squadristi giunse all'alba del 21 luglio procedendo lungo i binari ferroviari. Ad aspettarli nella piazza principale era presente una pattuglia di nove carabinieri, oltre a quattro militari di fanteria, due funzionari di Pubblica Sicurezza (il commissario Magi e il vicecommissario Gioia) e il capitano Guido Jurgens, allertati dai militari dislocati lungo la ferrovia. Quando i fascisti giunsero sul piazzale della stazione ferroviaria di Sarzana gridarono all'indirizzo dei militari: "Viva l'Italia! Viva il re!", poi Dumini andò a parlamentare con il capitano Jurgens richiedendo la liberazione di Ricci e degli altri squadristi (10 persone in tutto), il via libera per occupare la città e la consegna del tenente Nicodemi, responsabile dell'arresto dei prigionieri, che secondo gli squadristi aveva schiaffeggiato Renato Ricci (fatto poi smentito dallo stesso Ricci). Le richieste furono fermamente respinte da Jurgens, che tuttavia informò Dumini della probabile intenzione della procura del re di far scarcerare i fascisti. A un cenno di Dumini gli squadristi cominciarono ad avanzare. A questo punto risuonò un colpo di arma da fuoco che ferì un carabiniere al braccio. Secondo la testimonianza del capitano Jurgens "parti in quegli istanti dalla parte dei fascisti il primo colpo seguito a breve intervallo da numerosi altri", mentre secondo i fascisti questo fu esploso da parte degli arditi del popolo appostati alle loro spalle infatti, come riassunto su Il Tirreno il 22 luglio 1921 gli stessi "escludono in modo assoluto di avere sparato essi la fucilata contro i carabinieri. Nessuno dei fascisti era armato con fucili da caccia. Il colpo di fucile era partito dalle loro spalle, ed essi avevano visto bene il lampo. Per nessuna ragione, ci dichiarano, essi avrebbero aperto il fuoco contro i carabinieri". L'ispettore generale Vincenzo Trani, inviato da Ivanoe Bonomi ad indagare sui fatti attribuì la responsabilità ai fascisti, mentre di diverso avviso fu il colonnello della Regia Guardia Nestore Cantuti nella sua relazione del 24 luglio 1921 al Prefetto di Genova scrisse "Dalle indagini fatte risulta in modo certo che il primo colpo non partì dalla forza, e dato che i fascisti affermano recisamente di non aver sparato per primi, si è indotti a credere che un colpo sia partito dalle vicinanze della stazione, forse da qualche sovversivo pratico di tumulti e conscio che il primo colpo genera il conflitto, facendo credere all'una parte che l'altra abbia aperto il fuoco....nascosti dalla vegetazione, certamente hanno tirato sia contro la forza, sia contro i fascisti, e poscia eseguito il massacro dei giovani, che spaventati dagli spari, si erano gettati nei campi.". I militari, tesi per la situazione e già predisposti al tiro dal loro comandante, reagirono quasi automaticamente, un attimo prima che il loro comandante impartisse loro l'ordine definitivo, aprendo il fuoco contro i fascisti che si trovavano davanti a loro. Questi ultimi, colpiti dalla reazione delle forze dell’ordine, inizialmente risposero disordinatamente al fuoco colpendo a morte Paolo Diano, caporale di fanteria del 21º reggimento appostato all’imboccatura del viale e ferendo il carabiniere Giovanni Giuliani; dopo un minuto circa cessarono gli spari da entrambe le parti. Al termine dello scontro le forze dell'ordine risultarono aver sparato ventotto colpi, mentre da parte fascista i colpi esplosi furono almeno duecento, secondo Franzinelli dal bilancio dei morti e dei colpi sparati si dedurrebbe che, in ottemperanza agli ordini ricevuti, i fascisti, dopo i primi colpi spararono in aria per non colpire i militari. Inoltre risultò poi la presenza di nuclei di arditi del popolo appostati sui tetti delle abitazioni e sui campanili delle chiese. I fascisti rimasti uccisi sul piazzale furono quattro e numerosi i feriti. Altri due, ricoverati in ospedale, morirono poco dopo. Un centinaio di squadristi si rifugiò nella stazione, da dove furono fatti ripartire dopo ore su un convoglio appositamente costituito; un'altra parte invece si disperse per le campagne, cercando di ritornare a Carrara. Altri ancora restarono sul posto per soccorrere i feriti e per recuperare i dispersi. Sparsi nella campagna a sud della città, i fascisti furono facile preda degli arditi del popolo che controllavano quei luoghi e dei contadini, che, armati di fucili da caccia e di arnesi da lavoro, li attendevano. In questa battaglia perirono altri cinque fascisti La maggioranza dei fascisti venne poi presa in consegna dalla guardia reale, che fece montare il gruppo a bordo di alcuni treni speciali con cui lasciare al città. I treni furono attaccati dagli arditi del popolo che, armati di fucili, ferirono a morte lo squadrista Piero Gattini che viaggiava accanto al macchinista. Fu ucciso anche un casellante colpito dagli squadristi assediati nel treno.. Circa due ore dopo il procuratore predispose la liberazione di Renato Ricci e dei suoi compagni. Diversi fascisti fuggirono dalla stazione cercando rifugio nelle campagne e nelle strade cittadine ma qui alcuni furono catturati dai contadini e dagli arditi del popolo. Jurgens, avendo notato la cosa, inviò subito dei soldati per rintracciarli temendo che subissero aggressioni Due giovani fascisti (Paolo Pelù e Lorenzo Taddeucci) furono ritrovati uccisi a coltellate presso un casello ferroviario, mentre altri tre furono ritrovati nei dintorni uccisi a colpi di fucile.

I reduci di guerra  ai funerali dei caduti di Sarzana

IL SACRARIO FASCISTA DI SARZANA

Carrara. Cimitero Monumentale di Marcognano.
Sacrario dei Martiri della Rivoluzione Fascista.
I Caduti per la Causa Fascista durante i moti 
di Sarzana del 21 Luglio 1921.

PIETRO PROGRANTI
UCCISO A COLPI DI PISTOLA IL 15 LUGLIO 1921

Il Secolo XIX riportava:


"I DOLOROSI FATTI DI SARZANA 
UNA STRAGE DI FASCISTI"
Ci telefona alle ore 22 dalla Spezia:
Nella notte erano partiti da Marina di Massa circa 300 fascisti fiorentini, diretti a Sarzana, con l'intento di andare a liberare i dieci loro compagni ivi arrestati. La spedizione era comandata dal fiorentino leader dei fascisti Amerigo Dumini. I fascisti furono affrontati nei pressi della stazione da una dozzina di carabinieri comandati dal capitano Iurgens. Alla vista dei carabinieri i fascisti si fermarono, gridando: Viva l'Italia e domandando di parlamentare col capitano. Mentre si svolgevano i discorsi, partì una fucilata alle spalle dei fascisti, che andò a colpire un carabiniere. Il fucile era carico a pallini e i fascisti affermarono che nessuno di loro era armato di arma a pallini. Risposero i carabinieri, sparando sulla massa dei fascisti; questi dal canto loro spararono sui carabinieri. Al comando dell'"alt" dato dal capitano , cesso il fuoco da ambo le parti e si parlamentò di nuovo. Parte dei fascisti, circondati, furono costretti a riparare in stazione; parte si sbandarono E questo fu errore grave, perché i contadini, aizzati da un odio feroce, uccisero senza pietà i fascisti trovati inermi. Uno di questi sventurati è stato trovato legato ad un albero ed ucciso a colpi di tridente, dicesi da una donna. I contadini più miti legano per il collo i fascisti trovati soli, e li conducono dai carabinieri. Un treno speciale, alle 11,30 portò via i fascisti da Sarzana. Appena fuori dalla stazione il treno fu preso a fucilate dai comunisti, ai quale risposero i fascisti. Uno di questi fu colpito a morte. I morti sono numerosi; oltre 15. Ed auguriamo che la corona non continui in danno degli sbandati. Qui alla Spezia si è in grave pensiero per la sorte di due imberbi giovanissimi caduti nelle mani dei comunisti; di essi no si è più saputo nulla; e sul loro conto circolano voci che fanno rabbrividire. »

Il 22 luglio presso Fossola una squadra fascista, per vendicare i morti di Sarzana, aprì il fuoco su un gruppo di operai uccidendone tre.
In agosto le forze dell'ordine procedettero a numerosi arresti di contadini e di arditi del popolo. In particolare furono identificati gli uccisori dei due fascisti Paolo Pelù e Lorenzo Taddeucci. Il 24 maggio 1924 furono condannati Vittorio Cenderello e Angelo Simoncini a 11 anni e due mesi di reclusione. Vittorio Cenderello a 9 anni e sei mesi e Oreste Grasso a 6 anni e tre mesi. Tutti e quattro ottennero la diminuzione della pena per le recenti amnistie. Di questi solo Vittorio Cenderello si professò innocente.
Della sorte dei due fascisti della Spezia (Amedeo Maiani e Augusto Bisagno) si ebbe notizia il 26 luglio, Il Secolo XIX così scriveva:

« I DUE FASCISTI SPEZZINI
I due giovanetti dei quali un nostro fonogramma annunzia nella cronaca di oggi il ritrovamento dei cadaveri in un fosso a Ghigliolo, luogo di Sarzana, nascosti sotto alcune frasche, vennero riconosciuti dai congiunti per gli indumenti di cui erano ancora coperti. I volti non sarebbero stati riconosciuti, per l'orribile scempio. Tagliate le orecchie, tolti gli occhi, i genitali, scuoiato il petto; ad un cadavere fu rotto un braccio; all'altro la testa fu quasi interamente staccata dal busto.»
Della sorte dei 14 fascisti scomparsi si ebbe invece notizia il 10 agosto, quasi un mese dopo i feroci scontri, Il Secolo XIX scriveva:

« 4 FASCISTI SCOMPARSI NEI FATTI DI SARZANA - UCCISI DAI CONTADINI E SOTTERRATI?
Notizie da Sarzana informano che il drappello di fascisti che hanno partecipato alla spedizione di Sarzana, risultano mancanti, oltre i morti, 14 persone. Su interrogazione dell'on. Finzi, l'on. Bonomi ha promesso di ordinare indagini sulle sorti dei quattordici scomparsi, ma fino ad oggi le indagini non hanno dato alcun frutto. È voce generale che i fascisti mancanti siano stati uccisi dai contadini, che li avrebbero subito sotterrati per non lasciare traccia. Rimaste infruttuose le indagini della polizia, si ricorrerà ora all'uso di cani appositamente educati, che sapranno indicare il punto ove eventualmente i corpi sono stati seppelliti. »

Il bilancio finale fu di 14 morti e una trentina di feriti. Pare che alla spedizione avessero partecipato 500 squadristi, dato avvallato dalle stesse fonti fasciste dell' epoca. 










BARTOLINI GASTONE-BERTOZZI DANTE-BISAGNO AUGUSTO--
MAIANI AMEDEO-PARDUCCI VEZIO-TADDEUCCI LORENZO

RIZIERI LOMBARDINI - ALCIDE BORGHINI - 
ARNALDO PUGGELLI - GIUSEPPE MONTEMAGGI
Sui corpi sono evidenti i segni della sevizie

LA LISTA DEI FASCISTI CHE PERSERO LA VITA NEGLI SCONTRI :
Bartolini Gastone
Belotto Michele
Bertozzi Dante
Bisagno  Augusto
Borghini Alcide
Dell’ Amico Venanzio
Gattini Pietro
Lombardini Rizieri
Lottini Guido
Maiani Amedeo
Montemaggi Giuseppe
Parducci Vezio
Pelù Paolo
Puggelli Arnaldo
Taddeucci Lorenzo
MILITARI
Diani Paolo

MICHELE BELLOTTO - PAOLO PELU' - PIERO GATTINI -  GUIDO LOTTINI

Ipotizzando responsabilità del governo italiano negli avvenimenti, Benito Mussolini fece una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi dichiarandosi poi insoddisfatto della risposta ottenuta e, il 23 luglio, il gruppo fascista con un discorso dello stesso Mussolini negò la fiducia al governo. Al contempo avvennero piccole aperture rivolte al partito socialista che furono di preludio ad una accelerazione del già vagheggiato Patto di pacificazione tra il movimento fascista, il Partito Socialista e la CGL, che fu poi firmato il 3 agosto 1921. Tale svolta creò contraddizioni profonde nel movimento fascista, fino a vere e proprie sconfessioni da parte dello squadrismo emiliano, veneto e toscano, contestato apertamente dallo stesso Dino Grandi che arrivò a mettere in discussione lo stesso Mussolini. Mussolini uscì dalla crisi trasformando il movimento in partito. Il 1921 trascorse a Sarzana tranquillamente, ma nel marzo 1922 nelle strade cittadine iniziarono i primi scontri tra fascisti e arditi del popolo con feriti e caduti da entrambe le parti. Nel frattempo l'amministrazione guidata dal sindaco Terzi, fin dal settembre 1921, fu posta sotto una indagine amministrativa che rilevò numerose inadempienze amministrative. Terzi, temendo le indagini giudiziarie e constatando l'avanzata dei partiti d'ordine tra cui quello fascista, convocò l'8 luglio una riunione presso la sede socialista in cui propose le proprie dimissioni da sindaco. Nonostante che la sua proposta fosse stata respinta a grande maggioranza decise di procedere ugualmente. Nel giro di pochi giorni la maggioranza dei consiglieri si dimise e l'amministrazione decadde. Il Comune fu nominato un commissario con il compito di portare la città ad elezioni. Il 21 luglio 1922, in occasione del primo anniversario della strage i fascisti organizzarono una manifestazione nella città che culminò in un corteo. Il 30 luglio nel corso di una nuova manifestazione fascista che vide la presenza di Michele Bianchi, fu posta una lapide sul muro della stazione ferroviaria. Il 25 gennaio 1923, il consiglio comunale di Sarzana già commissariato fu sciolto con regio decreto. Le elezioni furono fissate per il 27 maggio 1923. I partiti di sinistra, già indeboliti, si presentarono frazionati in più liste mentre i fascisti presentarono due liste, che anche con l'appoggio dei quotidiani locali ottennero un larghissimo successo. Tanto da aggiudicarsi la totalità dei seggi disponibili. I 30 consiglieri comunali eletti, tutti fascisti, furono proclamati il 29 maggio 1923.

Casello ferroviario ove vennero trucidati i due squadristi di Massa Carrara 
Paolo Pelù e Lorenzo Tadeucci

Volantino del Fascio di Sarzana diffuso il 30 Luglio 1922
 nell’ anniversario della strage



1942 
 Ricci tiene un discorso dal palco allestito 
n piazza Vittorio Emanuele a Sarzana 
in occasione della celebrazione dei martiri fascisti